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Il rapporto sul mercato del lavoro australiano, pubblicato la scorsa settimana, è risultato più forte delle previsioni, ed è una delle principali ragioni che permettono di modificare le previsioni sul tasso di interesse della RBA. Ma andiamo con ordine.
Il tasso di disoccupazione in ottobre è stato del 4,1% e, sostanzialmente, non è cambiato da aprile. Altri indicatori del mercato del lavoro continuano a indicare una situazione di tensione, e la crescita dei salari rimane superiore al livello coerente con l'obiettivo di inflazione della RBA (considerando la debolezza della produttività). Poiché l'utilizzo della capacità produttiva è ancora al di sopra della media, ciò indica che persiste una domanda eccedente. Sebbene il divario tra domanda e offerta si stia riducendo, la dinamica è troppo debole per aspettarsi un'azione decisa da parte della RBA.
L'inflazione nel terzo trimestre è stata in linea con le previsioni, con una netta diminuzione al 2,8% su base annua, ma l'inflazione media esclusa l'energia è del 3,5%, quindi ancora superiore al target della RBA.
La crescita economica nel terzo trimestre è debole, e questo è un argomento a favore di un taglio dei tassi, ma si prevede che nel quarto trimestre si rafforzerà e tornerà al livello di tendenza il prossimo anno.
Di conseguenza, non vi è necessità di abbassare il tasso per stimolare la crescita economica. Se la RBA decidesse di ridurre i tassi, lo farebbe lentamente, e secondo le previsioni di NAB, non tornerà al livello neutrale, attualmente pari al 3,1%, prima della metà del 2026. Anche con un tasso di disoccupazione del 4,5%, il mercato del lavoro sarà vicino alla piena occupazione, e con una crescita del PIL e un calo dell'inflazione, la RBA non subirà pressioni per ridurre rapidamente i tassi.
Pertanto, bisogna partire dal presupposto che la situazione per la RBA sia cambiata a favore di una riduzione più lenta dei tassi. Se una settimana fa il mercato prevedeva il primo taglio a febbraio, ora si inclina verso maggio del prossimo anno. Questo è un chiaro fattore rialzista per l'AUD, e se non fosse per l'incertezza sulle guerre tariffarie e sul nuovo programma economico che Trump intende realizzare, l'AUD/USD potrebbe già sviluppare un solido trend rialzista.
La posizione netta lunga sull'AUD si è ridotta nella settimana di riferimento di 110 milioni, portandosi a 1,95 miliardi; i cambiamenti sono insignificanti, e il predominio rialzista rimane. Allo stesso tempo, il fair value rimane al di sotto della media a lungo termine senza segni di inversione verso l'alto.
La coppia AUD/USD è scesa al di sotto del supporto di 0,6515, come previsto, ma non ha raggiunto il supporto a lungo termine di 0,6390/0,6400. Dal punto di vista tecnico, l'AUD/USD appare neutrale; l'inversione ribassista non è ancora confermata, nonostante il forte calo dopo l'elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Ci aspettiamo che i ribassisti cerchino di raggiungere 0,6390/0,6400 e di consolidarsi al di sotto di tale livello; non è ancora il momento per gli acquisti, poiché le conseguenze a lungo termine per l'Australia, come uno dei principali partner commerciali della Cina, in vista delle imminenti guerre tariffarie, rimangono incerte.
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